Ostensorio
Autore: Argentiere Messinese (sec. XVII – XIX)
Datazione: 1795
Materiale: Argento sbalzato, cesellato e passato a bulino, parti dorate a fuoco e a fusione, cristalli colorati
Dimensioni: cm 69x39x26
Punzoni: Marchio della zecca di Messina, F.S., 95
Luogo: Milazzo, chiesa della Madonna del Carmine
Il manufatto è distinto da una discreta finezza esecutiva e da prerogative tipologiche diffuse negli ostensori a carattere monumentale realizzati alla fine del Settecento. Il gradevole ostensorio a sole presenta un piede a sezione circolare con profilo concavo convesso montato su gradino segnato da modanature e fornito da piedini a ricciolo in bronzo dorato; tre volute a S dividono la base in specchiatura ed accolgono le microsculture a tuttotondo raffiguranti le allegorie della Speranza e della Carità, quest’ultima distinta da una fiamma sulla testa, la terza reca tra le mani un agnello, simbolo spesso abbinato alla Speranza, soggetto che comunque è già presente con l’attributo dell’ancora, la figurina potrebbe rappresentare o Sant’Agnese o la stessa virtù teologale con un’ulteriore attribuito di riferimento, aspetto già rilevato in questi arredi; sul corpo del piede, con fondo granito, si dispone una decorazione formata da cartigli fitomorfi legati ancora ad attardati schemi di gusto rocaille. Il fusto include un nodo di raccordo piuttosto rigido collegato a un globo su cui è impostata l’allegoria della Fede.
Sulla mostra, raccordata al fusti mediante un innesto a baionetta, è applicata una naturalistica ghirlanda a rosette intrecciata a coppie di testine di cherubino a rilievi, la raggiera alterna dardi irregolari dorati a fuoco, i contrasti cromatici si ripetono su altri elementi ornamentali e nelle parti figurate, la teca è ornata da baccellature e, all’interno, da pietre colorate rosse. L’opera propone una versione aggiornata dei repertori del tardo barocco e del barocchetto e contempla altresì stilemi del nuovo gusto ottocentesco ravvisabili nell’assetto rigido che assume lo schema strutturale. La tipologia dell’arredo è dunque ancora legata alle strutture canoniche del Settecento, ma l’impostazione formale tradisce ormai il momento di passaggio tra i due secoli ed appare perfettamente coerente con la datazione del manufatto (1795). L’ostensorio reca sulla base e sulla raggiera il marchio della zecca di Messina, e la soglia consolare “F.S”, iniziali presenti anche in un ostensorio pertinente alla chiesa madre di Rometta. Il pezzo per gli aspetti tecnici e tipologici appare stilisticamente molto affine al modello di Milazzo, in quest’arredo tuttavia la vidimazione “F.S” si trova affiancata alla data 90 (1790) e abbinata alla sigla dell’argentiere facitore “D.S”, iniziali riconducibili al maestro Domenico La Spina, attivo dalla fine del XVII secolo ad almeno il primo trentennio del secolo successivo.
Musolino G., Lanuzza S. (a cura di), Tesori di Milazzo. Arte sacra tra Seicento e Settecento., Milazzo 2015