Chiesa del Carmine

0:00 / 0:00
Ascolta

La Chiesa del Carmine vide la luce intorno al XVI secolo su un’area che oggi prende il nome di Piazza Caio Duilio, precedentemente occupata da due piccoli templi dedicati alla Madonna della Consolazione e a San Filippo d’Agira. Intorno al 1570 la chiesa e i fabbricati annessi vennero ceduti dai nobili Giancarlo e Gianpietro Rigoles a padre Andrea Cordaro da Tripi per dare vita al primo insediamento carmelitano. Tra il 1718 e il 1719, quando Filippo V di Spagna cercò di riconquistare la Sicilia al suo dominio, Milazzo venne assediata dalle sue truppe.

In questa occasione tale edificio sacro venne in gran parte distrutto, per essere ricostruito nella forma attuale tra il 1726 e il 1752. Nel 1888 fu espropriata ai Carmelitani, sconsacrata per poi essere riaperta al culto nel 1927. La facciata è ad ordine unico e coniuga elementi del rococò con l’attenzione per il recupero dell’eredità rinascimentale, dando vita ad un prodotto del barocchetto messinese. Essa è serrata da alte paraste con grandi capitelli corinzi che dividono il prospetto della chiesa dall’adiacente campanile: sulle paraste corre un’originale cornice curvilinea che regge, sulla destra, il campanile a vela. Una sola porta dalle linee classicheggianti si apre nella facciata: è ornata da semicolonne corinzie e da motivi a festoni nell’architrave, sovrastato da un timpano spezzato con stemma centrale dell’Ordine Carmelitano e quello gentilizio dei Baroni Baele, antichi patrocinatori del tempio. Sopra la porta è presente una nicchia contenente una statua raffigurante la Madonna della Consolazione che accoglie le anime sotto il suo manto e rappresentativa del legame storico – religioso con la primitiva chiesa quattrocentesca.

L’edificio sacro si presenta a navata unica con ampio coro quadrangolare, abside semicircolare e sei altari laterali inquadrati da paraste corinzie che reggono la trabeazione in stucco: sulla sinistra, dopo una teca con la mezza figura dell’Ecce Homo, si notano gli altari dei SS. Cosimo e Damiano (con quadro della Madonna coi Santi Cosimo, Damiano, Filippo d’Agira e Antonio da Padova), del Crocifisso (con scultura policroma e tela delle Marie), della Sacra Famiglia di Maria (con statua policroma della Madonna del Carmine e tele raffiguranti Santi Carmelitani); sulla destra sono gli altari dedicati alle Anime del Purgatorio (con quadro raffigurante la Sacra Famiglia coi SS. Anna e Gioacchino e le Anime del Purgatorio), a S. Lucia (con quadro di S. Lucia con la Madonna e Santi) e alla Madonna del Carmine (con statua policroma della Madonna della Pietà).

Alternate alle cappelle sono otto cornici ovali in stucco contenenti tele che raffigurano Santi Carmelitani. Due modeste nicchie tra gli altari contengono statue policrome di S. Gioacchino e del Cristo Re. Al termine della navata, ai lati dell’arco trionfale, sono quattro nicchie con statue in stucco di Santi Carmelitani. Si accede al coro attraverso l’arco trionfale con le date 1752 e 1947: nel vano è sistemata la tela settecentesca della Madonna del Carmine con le Anime del Purgatorio, attribuita ad Antonino Vescosi da Pozzo di Gotto. L’altare maggiore risale al pieno Settecento ed è interamente realizzato in marmi policromi, ornato da una custodia centrale e da una coppia di statue allegoriche; nel paliotto è un tondo col Sogno di Isacco. Sopravvivono ancora due testimonianze a muro relative alle antiche tombe patrizie: il monumento sepolcrale, con stemma gentilizio, dei coniugi Giovanni e Filomena Ciparo (1583) e la targa marmorea, apposta tra il 1726 ed il 1727, che raccoglie le ceneri dei nobili Proto e ricorda, nell’epigrafe latina, la distruzione della tomba gentilizia seicentesca in seguito all’assedio di Milazzo del 1718-19.