Flora

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Il territorio milazzese presenta una flora molto varia. Le specie presenti sono numerose e appartengono ad ambienti assai diversi tra loro; si passa dalle scogliere alle alture del promontorio, dalle spiagge all’entroterra. Il mutamento del territorio,graduale e, allo stesso tempo, sostanziale è ravvisabile nel passaggio da ambienti aridi e sabbiosi a zone molto umide dove fino a qualche tempo fa sgorgavano acque perenni. In seguito all’insediamento umano spesso, purtroppo, le falde da cui avevano origine queste acque sono state modificate, alterando e compromettendo gli ambienti circostanti.

Con l’antropizzazione del territorio certe condizioni microclimatiche ed ambientali sono venute meno e, di conseguenza, alcune piante rare (come la Hydrocotile ranunculoides o la Pteris cretica e Pteris vittata) non sono più state rinvenute in tempi recenti. Un altro raro esemplare rinvenuto dopo lunghe ricerche nella parte nord-occidentale e meridionale della rocca del castello è l’Ephedra distachya, indicata come specie minacciata.

I tipi di vegetazione che si riscontrano oggi a Milazzo sono comunque vari e ricchi di specie rare. I più rilevanti e tipici della zona sono:

– Macchia

– Macchia alta o macchia foresta

– Steppa

– Gariga

– Vegetazione ripale (dei greti dei torrenti)

– Vegetazione rupicola

– Vegetazione alofila

– Vegetazione degli ambienti umidi

La macchia mediterranea milazzese è costituita prevalentemente dal lentisco (Pistacia lentiscus), dall’erica arborea (Erica arborea), dalla ginestra comune (Spartium junceum) e dal caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa). Essa spesso diventa fitta e impraticabile per via degli intrecci spinosi di rosa di S. Giovanni (Rosa sempervirens), asparago pungente (Asparagus acutifolius) ed edera (Hedera helix).

Specie di piccole felci si sviluppano in luoghi più freschi ed ombreggiati.
Tra queste evidenziamo il polipodio meridionale (Polypodium australis), l’asplenio adianto nero (Asplenium adiantum nigrum), l’asplenio maggiore (Asplenium onopteris), l’asplenio obovato (Asplenium obovatum); specie come l’orniello (Fraxinus ornus) e il viburnotino (Viburnum tinus) sono annoverate tra le specie vulnerabili.

La specie più diffusa nel promontorio, soprattutto durante il periodo invernale e primaverile, è l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), che si sviluppa in condizioni di maggiore aridità.

La macchia ricopre le scarpate ripide e gran parte degli uliveti abbandonati lungo la fascia orientale del Promontorio; del tutto assente, tranne nei casi in cui cresce ai margini delle strade di campagna, nella zona della Piana.

La degradazione della “foresta mediterranea”, comunemente chiamata lecceta per la predominante presenza del leccio (Quercus ilex), ha portato allo sviluppo della macchia alta o macchia foresta. Questa quercia sempreverde a causa della deforestazione è rinvenuta solo sporadicamente ed è stata sostituita lungo la fascia costiera dalla roverella (Quercus virgiliana). Nel promontorio e nella piana non vi è traccia di alcun leccio spontaneo. Con l’aumentare dell’altitudine, dove ha inizio la fascia collinare e dei Peloritani, il leccio diventa sempre più frequente.

Specie come l’orniello (Fraxinus ornus) e il bagolaro (Celtis australis) crescono, rispettivamente, nel promontorio e nella piana. Piante come la salsapariglia nostrana (Smilax aspera) e la robbia selvatica (Rubia peregrina) si sviluppano per lo più in zone ombrose. Altri esemplari sono: il mirto (Myrtus communis), il melo selvatico (Malus sylvestris), l’ alanterno (Ramnus alanternus), il pero selvatico (Pyrus pyraster), il pruno selvatico (Prunus spinosa) e il biancospino comune (Crataegus media).

La gariga è una forma di vegetazione cespugliosa che si sviluppa in zone dove è andata distrutta la macchia. Nel nostro territorio essa è individuabile nella parte occidentale del Promontorio, dove spesso,a causa dell’esposizione ai venti provenienti da ovest,e quindi per la xericità (secchezza) dell’ambiente, non riesce ad evolversi in forme vegetative più mature. Piante cespugliose tipiche della gariga sono lo sparzio villoso (Calicotome villosa), l’artemisia arborescente (Artemisia arborescens), la timelea barbosa (Timelaea hirsuta), il the siciliano (Prasium majus), il camedrio doppio (Teucrium flavum),e altre piante come la scilla marittima (Urginea maritima) e l’asfodelo mediterraneo (Asphodelus microcarpus). Specie più rare ed endemiche sono l’ofride verde – bruna panormitana (Ophrys sphegodes subsp. Panormitana), la spina santa insulare (Lycium intricatum), il senecione cinerario del messinese (Senecio gibbosus), il senecione cinerario dell’Etna (Senecio ambiguus) e il giacinto siciliano (Bellevalia dubia).

La steppa è il risultato di un ulteriore fenomeno di degradazione della macchia mediterranea e della gariga. Incendi e pascoli sono gli elementi che principalmente favoriscono l’insorgere di questo tipo di vegetazione. Il barboncino mediterraneo (Hyparrenia hirta), una graminacea che forma cespugli perenni, è la specie più rappresentativa e diffusa in zone steppose. A questa si associano solitamente la mentuccia comune (Calamintha nepeta), la filigrana comune (Lobularia maritima), la viperina azzurra (Echium vulgare), la scarlina (Galactites tomentosa) e varie piante ombrellifere come il finocchio comune (Foeniculum vulgare), l’opoponace comune (Opoponax chironium), la firrastrina comune (Thapsia garganica), la ferula comune (Ferula communis) e il balisisco filiforme (Cachrys pungens). Nella steppa trovano diffusione anche alcune specie di cardi: carlina raggio d’oro (Carlina corymbosa), masticogna laticifera (Atractylis gummifera) e onopordo maggiore (Onopordum illyricum).

La rupe, data la sua particolare morfologia, presenta condizioni favorevoli alla nascita e alla conservazione di varie specie vegetali. L’ambiente rupicolo, essendo caratterizzato da pareti rocciose in pendenza e a strapiombo, rende impraticabile ogni tipo di attività umana e la diffusione di incendi è un fenomeno alquanto remoto. Questi sono i motivi per cui è ricco di specie vegetali rare ed endemiche. Sulle rupi del Promontorio si sviluppano specie indigene come il cappero comune (Capparis spinosa), il garofano rupicolo (Dianthus rupicola), la vedovina delle scogliere (Scabiosa cretica), il ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides), la finocchiella di Boccone (Seseli bocconi), l’issopo di Cosentini (Microneria cosentina), la brassica sicula (Erucastrum virgatum), il radicchio di scogliera (Hyoseris taurina) e il cardo – pallottola vischioso (Echinops spinosissimus), specie rara e presente in Italia solo a Milazzo, Patti, Tindari e Novara di Sicilia. Quest’ultima specie era ritenuta rara già dai botanici dell’ottocento. Sulla rupe che domina la spiaggia di Pietre Rosse, lungo il costone roccioso a nord del castello e al Tono presso la cosiddetta “ ‘Ngonia” è stata individuata la presenza della palma nana (Chamaerops humilis).

In seguito all’antropizzazione del territorio, sono state introdotte e hanno trovato sviluppo nella rupe diverse piante esotiche: agave (Agave americana) e varie specie di Opuntia (comunemente conosciuta come ficodindia) tra le quali la più diffusa è l’Opuntia dillenii.

Ambienti salini come le scogliere e le dune sabbiose in prossimità del mare ospitano un particolare tipo di vegetazione detta alofila. Si tratta di piante che si sviluppano laddove sono abbondanti i sali marini sia nel substrato che nell’atmosfera.

L’intervento umano, l’espansione edilizia e la creazione di strade vicine al mare hanno cancellato gran parte della duna sabbiosa compromettendo la vegetazione spontanea originaria, spesso distrutta dall’uso di ruspe e dal livellamento artificiale delle sabbie. Le piante tipiche della vegetazione alofila dunale sono: ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides), papavero cornuto (glaucium flavum), violaciocca selvatica (Matthiola triscupidata), giglio di mare comune (Pancratium maritimum), erba medica marina (Medicago marina), salsola (Salsola kali), ravastrello marittimo (Cakile maritima), calcatreppola marittima (Eryngium maritimum), poligono marittimo (Polygonum maritimum), finocchio marino (Crithmum maritimum), veccia assottigliata (Vicia pseudocracca). Queste specie attecchiscono rapidamente sulle sabbie e, pertanto, vengono definite “pioniere”. Esemplari rari di piante cosiddette “pioniere” sono il fiordaliso grespino (Centaurea sonchifolia), la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum) e la gramigna allungata (Agropyron elongatum). La prima è una pianta erbacea perenne che s caratterizza per il colore purpureo durante la fioritura sul finire della primavera. Le ultime due, rispettivamente, la gramigna delle spiagge e la gramigna allungata, sono delle graminacee perenni, rare per la flora italiana.

La gramigna rampicante (Cynodon dactylon) è assai diffusa nelle zone in cui la duna va sempre più a degradare; si tratta perlopiù di aree adibite alla sosta o al transito degli autoveicoli.

Sulle scogliere del Capo si incontra una specie vegetale tipica del nostro territorio: il Limonium minutiflorum, comunemente detto limonio delle Eolie. Questa specie, assai diffusa nel Promontorio e nelle vicine Isole Eolie, è una piccola pianta perenne che presenta una caratteristica coloritura rosa – violetto durante il periodo di fioritura estivo. Piante tipiche della zona del Promontorio, ma meno diffuse sono l’atriplice alimo (Atriplex halimus) e l’erba cristallina stretta (Mesembryanthemum nodiflorum), Quest’ultima è detta cristallina per via delle cellule luccicanti piene d’acqua delle quali è ricoperta.

La carota delle scogliere (Daucus gingidium subsp. fontanesii) è un esemplare che cresce sulle scarpate meno aride e ai margini delle spiagge del Promontorio, perlopiù sul versante nord – orientale.

La vegetazione ripale nel territorio milazzese si sviluppa lungo i greti dei torrenti Mela e Floripòtema. Purtroppo da alcuni decenni questi corsi d’acqua versano in condizioni di degrado a causa di discariche, sbancamenti e taglio di alberi per legname. Solo in alcuni tratti non soggetti ad attività di questo tipo riescono a svilupparsi alcune specie e, a volte, a dare vita a forme di vegetazione evolute. La foce del Floripòtema costituisce un esempio di “area verde” in mezzo al grigio della zona industriale. Qui crescono pioppi neri (Populus alba), tamerici (Tamarix africana), salici bianchi (Salix alba), oleandri (Nerium oleander) e cespugli di giunchetto meridionale (Holoschoenus australis). Prima dell’avvento dell’industrializzazione questa area era caratterizzata da zone umide perenni, come testimoniato tutt’oggi dalla presenza di fitti canneti di cannuccia palustre (Phragmites australis). Lungo il torrente Mela, oltre alla succitata cannuccia palustre, si sviluppano anche il salice rosso (Salix purpurea), l’ontano comune (Alnus glutinosa), l’agno casto (Vitex agnus-castus), il giunco foglioso (Juncus subulatus) e la lisca maggiore (Typha latifolia). Piccoli cespugli perenni a fioritura autunnale, come i perpetuini d’Italia (Helichrysum italicum), la scrofularia comune (Scrophularia canina) e l’enula cepittoni (Inula viscosa), si sviluppano sulle sabbie non perennemente sommerse degli alvei di entrambi i fiumi.

La vegetazione degli ambienti umidi si sviluppa limitatamente presso le sorgenti del Promontorio. Sul versante occidentale, presso le cosiddette sorgenti “funtanedda”, cresce un fitto canneto di canna domestica (Arundo donax). Sul versante orientale, in prossimità del ruscello di Sant’Opolo, oltre a infestanti cespugli di rovo comune (Rubus ulmifolius), si sviluppano specie la cui esistenza è legata all’umidità del terreno e allo scorrere delle acque. Annoveriamo tra queste l’incensaria comune (Pulicaria dysenterica), la carice separata (Carex divulsa), il giunchetto meridionale (Holoschoenus australis), l’orchide italiana (Orchis italica), la serapide lingua (Serapias lingua), orchidea che cresce sia in territori aridi che in territori umidi, il panico strisciante (Panicum repens), e il lino d’acqua (Samolus valerandi). Le ultime due specie citate sono rare e tendono a svilupparsi n ambienti umidi e paludosi.