Il Folletto e Villa Muscianisi

I folletti sono piccoli elfi portatori di fortuna, ma per il loro carattere molesto rappresentano un intralcio alla vita domestica: posate e suppellettili volanti o distrutte, porte che sbattono o addirittura percosse notturne agli occupanti, oppure nella fase di riposo notturno si adagiano sul petto del malcapitato fino a che non perda il respiro. Questo fino a quando non si riesce a catturarli e a prendergli il berretto rosso e costringerli a rivelare nascondigli di preziosi o d’oro provocando immensa ricchezza e felicità.

In base a diverse testimonianze o dicerie popolari, alcune case al Borgo, in via Grotta Polifemo, in Marina, a Vaccarella e in via Pietre Rosse possono essere dimora di queste creature.

Per antonomasia il luogo di dimora di uno di essi è una bellissima dimora patrizia, Villa Lucrezia, meglio conosciuta come Villa Muscianisi. La scritta incisa all’ingresso della Villa è un dettaglio di non poco conto, peraltro risalendo al periodo in cui venivano tramandati questi racconti, cui si aggiunge l’origine più remota del luogo che sorse come monastero prima che lo acquistasse come residenza privata Domenico Muscianisi.

Disabitata dai primi anni ’60, essa cela una presenza insolita e grottesca, non prevista e inquietante: un folletto dispettoso e ridanciano che salta qua e là all’interno lasciando che nessuno si avvicini alla villa; ad alimentare l’idea della leggenda sul fronte della casa emerge la misteriosa scritta «Qui lieto mi fiorisce il lare antico», curiosa conferma di un’ipotesi surreale.

Il Lare era, per l’appunto, presso gli antichi Romani, l’ anima di un antenato defunto protettore della casa e venerato presso il focolare domestico.

 

Le informazioni qui riportate sono state raccolte e gentilmente concesse da: Salvatore Paolini, socio volontario dell’associazione SiciliAntica