La Grotta dell’Oro

Il luogo, dialettalmente identificato con l’appellativo “A rutta ill’oro” è legato ad un evento storico, da cui deriva il suo nome, divenuto leggenda per il suo epilogo, svoltosi nel corso della guerra fra il regno di Spagna e l’impero austriaco durante l’assedio spagnolo alla città (1718-1719). Alcuni nobili milazzesi arrestati e imprigionati nelle carceri del castello, dagli austriaci in quanto simpatizzanti spagnoli, riuscirono a fuggire nottetempo, con l’aiuto  e la complicità del sacrestano del Duomo, che fornì loro le corde delle campane per calarsi dalle mura della “cittadella”, impossessandosi della cassa piena d’oro della guarnigione, raggiungere la costa di levante e rifugiarsi nell’antro della grotta ben nascosti e protetti da una credenza popolare secondo la quale sarebbe era abitata da un terribile mostro marino. Ma gli austriaci percepito il piano o svelato da qualcuno che ne era a conoscenza,   inviarono sul luogo degli armigeri, le quali terrorizzate dalla vista del mostro fuggirono a gambe levate. La visione del temibile mostro era stata determinata dalla ricompensa di monete d’oro in cambio della libertà, difatti avevano corrotto i soldati in perlustrazione al loro arrivo nella grotta, riuscendo a fuggire, in seguito via mare.

Una seconda versione racconta che dei soldati incarcerati nelle prigioni del castello, corruppero il loro carceriere promettendogli una ricca ricompensa se il avesse aiutati a fuggire per arrivare alle grotte dove avevano occultato ricchi tesori. Il guardiano li aiutò ma avvisò un suo superiore che organizzò una fuga controllata non appena arrivati alle grotte furono arrestati e privati del tesoro.

Una terza versione narra invece di pirati e di bottini occultati all’interno della grotta, non facilmente accessibile e poco frequentata alla luce delle credenze popolari che ritenevano le stesse abitate da una creatura marina. Le navi pirata effettuavano una sosta nei pressi della grotta prima di raggiungere il porto, poiché le stesse venivano sottoposte a perquisizione allo scopo di reprimere gli atti di pirateria. Camillo Camilliani, ingegnere militare,  poeta e scrittore, che si occupò del consolidamento e ristrutturazione del castello già nel 1585 però fa cenno nei suoi scritti della “Grotta dell’argento”, segno che già probabilmente nel ‘500 su di essa aleggiavano storie leggendarie come questa appena narrata..

In questa, come in tante altre cavità naturali sparse nelle vicinanze, trovarono rifugio molte persone, prevalentemente famiglie di pescatori di vaccarella durante i bombardamenti della Seconda guerra mondale.

La grotta dell’Oro presenta un grande arco naturale d’ingresso è alta circa  10 m e larga mediamente di 3 m  e unico ambiente che presenta due aperture: una sul lato nord, naturale e molto ampia davanti alla quale c’è un grosso masso; l’altra dal lato opposto più stretta e certamente di origine antropica.

Per raggiungere la Grotta dell’oro via mare si parte da Levante, superato il Lungomare Garibaldi e il borgo marinaro di Vaccarella, si giunge alla Croce di Mare da dove incomincia la costa rocciosa di Capo Milazzo con la “Cala Oliva” sovrastata dalla “Torre del corvo” del XVI secolo, la “Cala del Pepe” dove sorgeva una tonnara, la “Punta Ragno” dominata dall’alto dalla residenza dell’ammiraglio Luigi Rizzo, eroe della Prima Guerra Mondiale. Si oltrepassata Punta Trifiletti, si giunge alla Grotta dell’Oro.

Via terra, si raggiunge a mezzo di una scalinata che rientra in una proprietà privata, per cui necessità dell’autorizzazione al transito, oppure attraverso un sentierino che si parte dall’ultima delle tre piazzole consecutive che si aprono lungo la strada panoramica, dov’è possibile parcheggiare e che conduce ad una spiaggetta vicina alla grotta.

 

Le informazioni qui riportate sono state raccolte e gentilmente concesse da: Salvatore Paolini, socio volontario dell’associazione SiciliAntica