Santo Stefano Protomartire

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Autore: Giuseppe Gesualdo Russo (Barcellona Pozzo di Gotto (?), documentato tra il 1770 e il 1805) attr.

Datazione: Fine sec. XVIII – inizio sec. XIX

Materiale: olio su tela

Dimensioni: cm 105×75

Luogo: Milazzo, duomo di Santo Stefano Protomartire

L’ opera è collocata nella sagrestia del duomo di S. Stefano di Milazzo, forse proveniente dal Duomo Vecchio. Il giovane santo con aureola è rappresentato in atteggiamento estatico con lo sguardo rivolto al cielo, e regge con la mano destra i suoi attributi iconografici presentati in primi piano: i sassi, il libro allusivo del diaconato, la palma entro tre corone. L’iscrizione sul libro, ” LAPIDES TURRENTIS ILLI DULCES FUERUNT”, in riferimento al martirio per lapidazione. Indossa paramenti liturgici, tipici dell’epoca, descritti con dovizia di particolari: la tonaca bianca arricchita da ricami sui polsi; la dalmatica rosso carminio ricadente com risvolto sulla gamba del santo, che lascia intravedere la fodera azzurra.

L’ignoto pittore tiene ad una preziosa descrizione dei dettagli: le applicazioni a ricamo a volute fitoforme, le nappine ricadenti sul petto, la passamaneria dorata. Un paramento liturgico ottocentesco del Duomo di Milazzo, in seta rossa e ricamo a girali in oro, com stemma della famiglia Proto presenta gli stessi decori della dalmatica del santo ritratto. In mancanza di una documentazione d’archivio, si può risalire solo ad un’ipotesi di datazione dell’opera, assegnabile cronologicamente a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Il dipinto è stilisticamente attribuibile alla mano del pittore Giuseppe Russo, attivo tra il XVIII ed il XIX secolo a Milazzo e nella zona tirrenica del messinese. La fisionomia del volto del santo si può confrontare con certi suoi stereotipi fisionomici, tipici delle sue opere di soggetto sacro, popolate solitamente da più personaggi. Inoltre è qui presente la stessa previsione descrittiva dei paramenti sacri di alcuni suoi dipinti certi visibile nel San Lorenzo (Frazzanò, chiesa di S. Lorenzo) e nella Messa di San Gregorio (S. Marco d’Alunzio, chiesa di S. Nicolò). Si può ipotizzare che l’artista si sia ispirato alla statua di Santo Stefano Protomartire, che fu commissionata per il Duomo, insieme alla bara del santo, allo scultore Filippo Quattrocchi, documentato nel 1786 a Milazzo.

La statua realizzata nel 1784, da Palermo giunge a Milazzo nel 1786, con grande tripudio della popolazione. Sull’attività del Russo è da segnalare il contributo sulla pittura del territorio di Milazzo di Biliardo, con un breve accenno a diverse opere attribuibili al pittore. Per un approfondimento sulla sua produzione rimando a un mio recente articolo (Bottari, 2013, pp. 549-562), in cui si evidenzia il considerevole apporto dell’artista, ad oggi ritenuto un “minore”, nell’ambito di quella cerchia di artigiani-pittori locali, che non sono stati ancora oggetto di un adeguato approfondimento: si tratta di famiglie di artisti quali i Viscosi, i Bonsignore, o di pittori che lavoravano individualmente, come Antonio Buongiorno. Il pittore risiedeva già a Milazzo nel 1785. Sue tele si trovano presso il duomo di S. Stefano, la chiesa di S. Giacomo, la chiesa del Rosario. L’impegno più importante fu il complesso delle opere d’arredo per la chiesa del Carmine, cronologicamente assegnabile alla fine del secolo XVIII, comprendenti quattro pale d’altare e probabilmente sei degli otto ovali incastrati nelle pareti laterali, in cui è accertata la collaborazione dei pittori Viscosi, o Vescosi, a lui culturalmente vicini: Antonio, Filippo e Vito Viscosi, pittori di Pozzo di Gotto e documentati a Castroreale. In base alla sue poche opere certe, si possono attribuire al Russo un cospicuo numero di pale d’altare di tipo devozionale, che probabilmente rivestirono in passato una certa rilevanza, vista la loro preminente collocazione all’interno degli edifici ecclesiastici.

Pittori, come il Russo, si avvalsero della circolazione di bozzetti e cartoni di noti maestri napoletani e romani, come il,Conca e il De Matteis, variamente reimpiegati, spesso scadendo in una sorta di dolciastra ripetitività “come una predica rassicurante ripetuta di chiesa in chiesa alle schiere dei devoti, che si riconoscono e se ne sentono rassicurati”. Influiva su quest’immobilismo imventivo, l’antica consuetudine della committenza sacra siciliana di richiedere opere simili a quelle già apparse in chiese o confraternite rivali, in una sorta di competizione devozionale. Accomunati entrambi dalla medesima attività di restauratori, sappiamo che il Russo fu anche collaboratore di Domenico Giordano, ricordato come restauratore d’affreschi del Filocamo e del Paladino e conosciuto per l’affresco della chiesa della Madonna del Rosario di Milazzo, e per l’intera decorazione ad affresco della volta della chiesa dei Domenicani datata 1789. Il Russo collaborò in seguito anche col pittore locale Lucio Garuffi, genero di Scipione Manni e non e escluso che il pittore operò come aiuto anche all’interno della sua rinomata bottega; ciò potrebbe spiegare la partecipazione consistente nei lavori d’arredo delle principali chiese della cittadina e delle zone limitrofe. Infine sono da ricordare i suoi quadri certi rintracciati nelle chiese di Barcellona Pozzo di Gotto, località d’origine del Russo: una Natività di Gesù, un S. Luigi e un S. Antonio da Padova, ed una Madonna del Carmine con anime purganti; grazie a raffronti stilistici un cospicuo numero di dipinti gli si possono solo attribuire.
 
 
Buda V., Lanuzza S. (a cura di), Tesori di Milazzo. Arte sacra tra Seicento e Settecento., Milazzo 2015